Diamoci da fare per cambiare Alatri

L’intervento che ha aperto l’assemblea di Alatri in comune

@AnnaRitaPelorossi

Buongiorno a tutti, vi ringrazio per la vostra partecipazione a quest’assemblea . Mi sento onorata di aver avuto l’incarico di essere io ad aprire questa presentazione e non vinego che l’emozione scaturita dal farmi portavoce di un messaggio così importante mi tocca dal profondo. Un’ emozione forte e viva in me dal momento in cui ho percepito la necessità di impegnarmi in prima persona per cercare di costruire qualcosa di importante da tramandare ai nostri figli, come esempio di impegno etico di partecipazione politica disinteressata a fini personali e proiettata al bene comune.

Partendo da questo assunto di base, ho sentito la necessità di aderire ad un movimento di rinnovamento, cosciente della gravosa responsabilità che tutto ciò comporta, ma animata dal desiderio di poter donare alle future generazioni una città a cui essere orgogliosi di appartenere e non priva di identità come ora. Nel corso degli anni, la nostra Alatri, considerata in precedenza centro economico, politico,culturale e di attrazione per le realtà limitrofe ha perso questo ruolo in maniera notevole. Addirittura anche a livello anagrafico, a causa del ridimensionamento della nostra struttura sanitaria, con la conseguente chiusura del reparto di ginecologia, non si avrà più la possibilità di riconoscersi come cittadini nati ad Alatri, elemento questo di non bassa rilevanza. Tanti, infatti, erano i bambini che nascevano nel nostro ospedale, anche da genitori provenienti da altri paesi e che sicuramente potevano sentirsi attratti dalla loro città natale, pur vivendo altrove.

Mancanza di identità e di richiamo, impoverimento delle tradizioni e delle attività culturali, spersonalizzazione totale del territorio, stanno facendo diventare il nostro paese come uno dei tanti della Ciociaria, quando invece potrebbe essere traino di un insieme di realtà che attrarrebbero visitatori e rilancerebbero l’economia in maniera tangibile. Bisognerebbe rimuovere una mentalità retrograda, ormai chiusa in se stessa, che ha fatto del campanilismo la sua tomba.

Alatri potrebbe essere rilanciata se vista in relazione ad una rete
più ampia di realtà locali oltre le sue mura… da cui comunque
dovrebbe trarre la forza per rinascere. Viste le premesse da cui sono partita, è ovvio che la strategia più importante da attuare per poter rilanciare noi , i nostri figli e il nostro paese sia la partecipazione, la partecipazione non può non essere che attiva a questo punto. E ricordatevi una cosa, e lo dico citando Giorgio Gaber, che l’unica vera libertà è proprio la partecipazione. Noi , come cittadini, non possiamo più permettere che le cose vadano avanti così come sono andate avanti finora, facendo spegnere il nostro paese e noi tutti . In una competizione politica quindi deve vincere il cittadino e in definitiva chi ha a cuore gli interessi della popolazione, del territorio, della polis, non vince un ipotetico sindaco con la sua coalizione; tutto ciò si concretizza quando il programma si trasforma da parole in fatti. E’ proprio da questo assunto che sarebbe necessario partire per iniziare a ricostruire un’originaria idea
del termine Politica. Chi si propone per ricoprire un incarico dovrebbe sapere a priori che si “carica “di una gravosa responsabilità: quella di curare e realizzare gli interessi collettivi. La gente è stanca di sentire i soliti discorsi, ha bisogno di risposte e di impegno concreto. Io personalmente non riuscirei ad impegnarmi se non avessi un progetto da sposare. Bisogna tornare vicino alle persone, farsi capire, ma soprattutto capire tutti…La Politica va ricondotta nelle strade, in piazza, all’interno delle case, non deve separare, bensì aggregare. Basta essere arroganti, basta pensare di appartenere ad una casta: usciamo dal palazzo, torniamo tra la gente! Il sindaco è definito dall’assioma primo cittadino non a caso, non deve ritenersi un prescelto, ma solo un rappresentante di
tutti i suoi elettori e non….ricoprire questo incarico sarà sicuramente un onore, ma soprattutto dovrà essere un onere!

L’impegno del sindaco dovrebbe essere inteso come una vera e propria missione. Le persone hanno bisogno di risposte vere alle proprie necessità e chiunque sia in grado di fornire anche un minimo consiglio per migliorare ha il diritto di essere ascoltato. La mano è composta da cinque dita, ognuna delle quali singolarmente ha il suo ruolo, ma solo nell’ unione data dall’esecuzione di un gesto finalizzato ha la sua utilità. Fare politica è darsi da fare, rimboccarsi le maniche, scegliere persone con le giuste competenze, capaci di attuare e realizzare proposte per il bene comune. E’ con questo spirito che è mia intenzione scendere e sottolineo scendere in politica con la necessità di interrompere i tempi delle parole fatue.

Consentitemi a questo punto una digressione emozionale.

Personalmente mi sembra di vivere una sorta di paradosso. Quello che prima mi appariva come un privilegio, adesso si è trasformato in un disagio e non vorrei che quello che era un sogno si trasformasse in utopia. Da piccola il mio sogno era proprio quello di abitare nel centro storico di Alatri, poiché l’attrazione del paese aveva un peso importante su una bambina di campagna, i miei coetanei che vi abitavano mi apparivano più avvantaggiati. Oggi che anche io abito ” dentro le mura”, posso dire di avere più disagi che privilegi, ma il rammarico più grande è quello di non poter offrire a mia figlia uno scenario diverso da quello contraddistinto dal grigiore tipico delle serrande abbassate, dallo spettacolo desolante del nulla. Cosa ci apprestiamo a lasciare ai nostri figli? Dove sono andati a finire i colori, i profumi, le luci e la vivacità delle botteghe aperte? Perché essere costretti a recarsi altrove per vivere e apprezzare queste sensazioni, perché invogliare i nostri bambini a reperirle fuori? Viviamo in una realtà in cui il paese non è più paese e le altre realtà fanno fatica ad organizzarsi verso una direzione di progressione comune. Si ha l’impressione di andare avanti senza obiettivi e motivazioni, manca un filo conduttore, una guida. L’impoverimento e la spersonalizzazione del centro storico, comportano la decadenza della periferia. Le realtà territoriali di un comune possono funzionare bene solo quando si realizza una naturale armonia tra gli elementi, quando nessuno di essi sovrasta gli altri.

Compito del sindaco sarà quello di armonizzare all’unisono gli strumenti che avrà a disposizione. Adesso quindi tocca a tutti noi, nessuno escluso, impegnarci…e memori che un’idea, un concetto, un’idea, finché resta un’idea è pur sempre un’astrazione, diamoci da fare!

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