Responsabilità, certezze e dubbi sul duro percorso del riequilibrio del bilancio

Novanta giorni per il piano di riequilibrio del bilancio comunale. Intanto si è ancora fermi alle recriminazioni sulle responsabilità con un rimpallo tra attuale maggioranza e quella che l’ha preceduta nel quinquennio 2006-2011. Quello che è sicuro è che i cittadini pagheranno un prezzo elevato mentre i risultati sono piuttosto dubbi. Ma chi ha squilibrato i conti può pretendere di riequilibrarli? Il momento della verità quando il Consiglio dovrà approvare il Piano (che poi passerà al giudizio della Corte dei Conti) e i nuovi consiglieri comunali, anche di maggioranza, dovranno decidere se legare il loro nome e la loro esperienza amministrativa all’approvazione di un provvedimento di cui si possono prevedere i danni senza essere in grado di accertarne i (molto ipotetici) benefici.

Intervista a Tarcisio Tarquini, consigliere comunale di Alatri In Comune con Prospettiva Futura e Patto Civico.

@discorsoincomune.com

@discorsoincomune. A due settimane dal Consiglio comunale che ha deliberato l’avvio della procedura di riequilibrio di bilancio, che è una specie di ultima fermata prima del dissesto, si continua ancora a discutere e recriminare su chi sia il colpevole di questa situazione. Il sindaco attuale, Morini, è sotto accusa ma, a sua volta, accusa il sindaco che l’ha preceduto, Magliocca; lei ha parlato di problemi che hanno avuto una lunga incubazione, addirittura tra la fine degli anni novanta e il duemila.

Tarquini. Non lo dico io, lo leggo nei documenti redatti dai tecnici del settore finanze del comune quando, aggiungo io, si sono esauriti gli effetti della dichiarazione di dissesto degli inizi degli anni Novanta che aveva creato una nuova capacità di spesa dell’ente. Questa polemica è senz’altro utile, serve a far capire come si è arrivati alla situazione attuale ma ci serve pochissimo per trovare la giusta via d’uscita da questo imbuto nel quale il comune si è cacciato. Io penso che la delibera per avviare la procedura dello stato di riequilibrio fosse in qualche modo obbligata, la responsabilità del sindaco e della maggioranza, però, sta nell’avere sottovalutato i pericoli, lasciando intendere che poi alla fine si sarebbe trovato il modo di far quadrare i conti, per tentare di nascondere i propri errori, l’assenza di provvedimenti tempestivi, la superficialità o l’incapacità, che alla fine hanno dato e danno lo stesso disastroso risultato.

E invece?

E invece non è stato così, né poteva esserlo. E mi pare anche piuttosto azzardata la tesi del sindaco che scarica sulla Giunta Magliocca tutto il peso della colpa dello squilibrio che oggi i cittadini sono chiamati a sanare. Morini in questi ultimi venti anni è stato sindaco per nove anni e ha avuto incarichi in Giunta per altri quattro, il vice sindaco Di Fabio ha un ruolino di marcia pressoché identico, con chi se la vogliono prendere? Gli altri ci avranno messo senz’altro del loro e chi ha vissuto l’esperienza della maggioranza di centro destra, dal 2006 al 2011, può raccontarci molto in proposito, ma la conclusione è una sola. E cioè  che in tutto questo ventennio c’è stata una sostanziale continuità nelle politiche amministrative e in questa continuità sta la causa dei mali di oggi.

Ma, al di là delle responsabilità politiche, come si spiegano i buchi di bilancio, il tracollo delle entrate…

C’è scritto nella relazione del responsabile finanziario che parla di “una spesa per servizi e trasferimenti strutturalmente elevata” e i revisori qualche settimana fa avevano segnalato “una strutturale incapacità di riscuotere i tributi”. Sull’evasione della Tari abbiamo detto tutto o quasi, ricordo perciò un altro dato, ancora più preoccupante, l’evasione dell’IMU del 2016 è di circa 900 mila euro su un totale di quasi 3 milioni di euro, stando ai valori catastali. E si tratta di soldi in gran parte persi definitivamente, perché corrispondono ad attività cessate o fallite. La stessa Equitalia, che è finita e giustamente sotto accusa, nel passato ha documentato le difficoltà nella riscossione, per cui le attese del Sindaco su imminenti rilevanti entrate da quella fonte sembrano molto ottimistiche e poco prudenti. Basta pensare che nel 2016 Equitalia, utilizzando lo strumento coercitivo del cosiddetto fermo amministrativo – le ganasce fiscali, per intenderci – ha incassato dai debitori 60.000 euro su 190.000 e ricorrendo al “pignoramento presso terzi” ha racimolato appena 26.000 euro su 360.000. Ma noi non riusciamo nemmeno a riscuotere le contravvenzioni del codice della strada, nel bilancio risultano accertate e non pagate multe per 820.000 euro.

Fin qui siamo ancora alla difficoltà delle entrate, ma la spesa strutturalmente elevata?

Sì, ripeto, non è solo questione di riscossione e di entrate se si parla di “spesa strutturalmente elevata”. Questo significa che è sbagliato fissare l’attenzione quasi esclusivamente sul disastro delle tasse che non si riscuotono, mettendo in croce i cittadini dipinti come gli unici colpevoli del tracollo. Certo, non è un problema da poco quello dei crediti che, con il passare degli anni, diventano inesigibili e ingessano il bilancio, impedendo di mettere risorse su settori essenziali. Ma c’è anche da affrontare l’eccessivo costo dei servizi, in particolare quelli sociali, erogati con modalità di gestione che dilatano la spesa e che oggi sono a rischio, mentre gestiti in maniera efficiente avrebbero raggiunto un maggiore equilibrio economico e una stabilità gestionale.

Per esempio?

Mi domando perché nel nostro territorio ci siano due asili nido, con una utenza che potrebbe essere soddisfatta da uno solo; e mi domando per quale motivo se l’obiettivo era mantenerne due, uno al centro e un altro a Tecchiena, perché non si sia trovato un modello gestionale diverso. Ma questo è solo un punto dei tanti che potrebbero essere citati in campo sociale, che è il più delicato perché deve rispondere ai bisogni delle persone e delle famiglie e che non va perciò lasciato alla logica clientelare di un consenso carpito con regalie più che con la logica di garantire  i diritti delle persone, in  particolare quelle più deboli e esposte.

Ormai comunque tutti i nodi verranno al pettine, con l’elaborazione del piano di riequilibrio del bilancio.

I nodi verranno al pettine e saranno tutte spine per gli alatrensi, che già da anni hanno visto sfiorire le attività della propria città. Oltre all’innalzamento al massimo delle tariffe, che già ci è stato imposto, il comune dovrà tagliare del 10% la spesa per servizi e del 25% quella per i trasferimenti, ne uscirà ridimensionata la spesa sociale e scolastica, con l’aumento dei costi a carico dei cittadini per i servizi sociali, come il centro diurno per disabili o la mensa e il trasporto; verrà falcidiata letteralmente la spesa per l’acquisto di beni, per la cultura, persino per l’illuminazione con ripercussioni anche sull’indotto costituito dalle piccole aziende che sono fornitrici del comune, come per esempio le dotazioni informatiche. Tutto questo per ottenere il prestito decennale per ripianare i debiti, che ancora non conosciamo nella loro totalità ed entità. Quel prestito dovrà essere restituito e rappresenterà un altro peso che alla fine sarà pagato da un’intera generazione.

Potrà essere, però, una svolta, così almeno lasciano intendere sindaco e maggioranza.

Io penso che non si possa avere fiducia in una manovra di riequilibrio strutturale delle nostre finanze se a gestirla sono gli stessi che hanno provocato lo squilibrio e che hanno portato le cose a un punto di non ritorno. Il piano dovrà essere preparato entro novanta giorni. Per primo dovrà essere accertata l’entità della massa debitoria e non sarà un’operazione facile, basta pensare che oggi risultano in attesa di pagamento fatture per circa 6 milioni, ma un censimento definitivo non è ancora stato fatto, solo nelle prossime settimane conosceremo il dato finale. Non si conosce nemmeno l’entità dei debiti fuori bilancio che con ogni probabilità sarà più elevato della cifra che troviamo certificata nel bilancio di previsione 2017. Poi si dovranno valutare analiticamente i residui attivi, per capire quelli veri e quelli fittizi, presenti solo sulla carta. Alla fine si capirà se il bilancio nasconde un disavanzo e quanto sia grande. Ma una volta fatto tutto questo arriverà la parte più difficile.

Quale?

La definizione delle misure per assicurare un riequilibrio duraturo, le “riforme” amministrative concrete, cioè, che dovranno garantire che non si determineranno nuovamente le condizioni che hanno portato allo squilibrio. Qui si entra nella sfera della gestione, dei modelli di spesa, direi anche dei comportamenti più o meno virtuosi di chi ci governa e dell’efficienza della macchina amministrativa. E tutte  queste azioni correttive dovranno essere illustrate dettagliatamente alla Corte dei Conti e da questa approvate perché il piano diventi davvero operativo. La ragione del mio pessimismo è proprio nella mia sfiducia nella capacità e nella volontà politiche dell’attuale amministrazione di delineare una strategia nuova, che rompa i ponti con un passato in cui la spesa è servita a creare consenso e ha prodotto bassa qualità dell’azione amministrativa. Nel bilancio di quest’anno, per esempio, c’è una quota irrisoria destinata alla formazione interna, che invece sarebbe un elemento centrale della svolta necessaria, ma interventi ugualmente decisivi concernerebbero, per esempio, la rivalutazione dei rendimenti del patrimonio comunale, sia aggiornando i canoni di locazione dei beni immobili del comune, che oggi non coprono nemmeno le spese di manutenzione, sia rendendo produttivi quelli attualmente abbandonati. Un piano di riequilibrio all’altezza della nostra situazione avrebbe bisogno di un cambiamento radicale del modo di essere e di “pensare” il comune per dare un senso ai sacrifici che si chiedono ai cittadini, ma onestamente non mi pare che questa maggioranza ne abbia consapevolezza e voglia.

E allora?

Noi seguiremo con attenzione l’elaborazione del piano, trovando il modo di fare le nostre proposte, opponendoci ai tagli indiscriminati, difendendo i servizi sociali e il welfare scolastico e sorvegliando che si colpisca solo lo spreco, la sacca clientelare. Insisteremo per chiarire la gestione del Distretto sociale, contesteremo il sistema degli affidamenti diretti, che si coprono sotto l’alibi dell’accreditamento e che probabilmente impediscono all’origine di effettuare quelle economie possibili senza gravare sulle prestazioni per le persone in difficoltà. Controlleremo passo dopo passo, ma non ci stancheremo di chiedere il conto politico a chi ci ha portato in questa situazione.

Cosa si sarebbe dovuto fare?

Di fronte alla rivelazione dello squilibrio di bilancio sarebbe stato onesto che sindaco e Giunta presentassero le loro dimissioni, affidando a una nuova amministrazione, di persone e idee nuove, il compito del risanamento. Non è stato così, ma ricordiamo che la battaglia vera ci sarà quando il piano verrà presentato in Consiglio comunale e in quella sede nessuno potrà sfuggire alla dura prova della realtà.  Penso, soprattutto, ai nuovi consiglieri comunali, anche quelli della maggioranza che dovranno decidere se legare il loro nome e la loro esperienza amministrativa a un provvedimento di cui sono certi solo gli effetti negativi sulla città e i cittadini. E dovranno fare un rapido conto su quanto stia costando a tutti un’amministrazione che finora, lungo il corso di un anno drammatico, si è scansata davanti ai problemi enormi di Alatri, priva di voce nei momenti in cui occorreva parlare per difenderla, compromessa nell’autorevolezza, confusa nelle risposte.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...