Brexit, quando i vecchi decidono per i giovani

La riflessione di una studentessa che parte dal voto del referendum inglese ma arriva fino a fatti più piccoli e vicini che ci riguardano direttamente. Le paure degli anziani possono condizionare  il futuro dei giovani?

@EugeniaSalvadori

Devo confessare di essere rimasta profondamente turbata per ciò che è accaduto la scorsa notte. La sera precedente ci siamo salutati con la convinzione (forse un po’ ingenua) che la mattina seguente l’Inghilterra sarebbe rimasta in Europa, che avrebbe respinto responsabilmente la Brexit e invece, inaspettatamente, ci ha spiazzati.

Ho sempre nutrito una grande ammirazione, quasi un’invidia, nei confronti del popolo inglese. Per me l’Inghilterra rappresentava un antico modello di democrazia, un esempio di politica responsabile e soprattutto di serietà. Quella serietà e quell’impegno verso la politica e la cosa pubblica che era sempre mancata in Italia e che invece era parte del DNA britannico da numerose generazioni. L’altro ieri, invece, gli inglesi hanno tradito la loro vocazione: hanno pensato all’oggi e non al domani, hanno votato “di pancia” e non “di testa”. Complice anche il malcontento suscitato nei confronti del premier Cameron investito da una serie di pesanti accuse di promesse non mantenute, sbagliate scelte politiche e ultimo ma non ultimo lo scandalo dei Panama papers. Complice il fatto che questo referendum, assolutamente superfluo, poteva tranquillamente essere evitato ma è stato portato avanti lo stesso perché parte di una promessa elettorale dello stesso Cameron e che ha contribuito alla sua rielezione nel 2015. Complice sicuramente anche il voto degli anziani che sono stati i responsabili dell’oscillazione dell’ago della bilancia a favore della Brexit e che ci spinge a una riflessione su ciò che, in piccolo, è accaduto anche ad Alatri nelle precedenti amministrative. Gli anziani, i custodi del mito della grande e invincibile Inghilterra ma anche testimoni oculari delle politiche di impoverimento della classe media sostenute dalla Thatcher, hanno scelto la “conservazione”.

L’hanno fatto per loro stessi e non per i loro figli. Quei figli che, al contrario, hanno votato per restare in Europa e per godere di tutti i benefici di un mondo libero e senza barriere. Il gap generazionale, in Inghilterra come in Italia (con la vittoria del Movimento 5 stelle a Roma e a Torino), si sta progressivamente affermando, nel bene o nel male, come elemento imprescindibile della politica futura.
Ciò che accadrà nelle prossime settimane resta un mistero. Quello che è certo è che l’Inghilterra ha consegnato alle future generazioni un’Europa più debole e divisa che mai. E se la saggia Inghilterra ha votato “di pancia” cosa accadrà quando il vento della secessione comincerà a soffiare verso sud dove “di testa” non si ragiona mai?
Forse più che con un’inno alla conservazione della monarchia conviene salutarci con un bel: GOD SAVE EUROPE!

(Foto businessonline.it)

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