Per la sicurezza sismica, non bastano soldi e incentivi

@discorsoincomune

Come tutti sono affranto per il terremoto nel Lazio e nelle Marche, ma ancor di più sono scoraggiato per modalità e qualità del dibattito relativo al post-terremoto. Queste le ragioni principali del mio scoraggiamento.

Va riaffermandosi l’idea, sempre prevalente perché molto conveniente, che basti dare soldi e incentivi per risolvere problemi complessi quali quello della sicurezza sismica del nostro territorio. Lo facciamo da decenni – e lo abbiamo fatto anche molto di recente con risultati quantomeno controversi – e i problemi non si risolvono perché, semplicemente, fra i soldi, gli incentivi e le politiche che questi dovrebbero mettere in moto ci sono cose egualmente importanti di cui viceversa non ci occupiamo.”

Incomincia così il post, al cui link rimandiamo, di Alessandro Coppola, giovane studioso di politiche del territorio ed esperto dei sistemi-città (da leggere il suo “Apocalypse Town. Cronache dalla fine della civiltà urbana”, edito da Laterza) che scrive cose serie, e fuori dal coro, sulle risposte pubbliche a terremoti e calamità naturali capaci di andare oltre l’emotività del momento e la logica delle ricostruzioni affidate ai soli investimenti economici e ai paradigmi  dei super esperti. L’esperienza dimostra che senza una nuova qualità dell’azione pubblica e la partecipazione dei cittadini alle scelte si ripetono gli errori di sempre. Questa volta deve andare diversamente.

Cominciamo da Alatri, dal nostro comune, rinnovando la richiesta che abbiamo fatto nei giorni passati di chiamare le associazioni e tutti i cittadini a partecipare in prima persona alla revisione del Piano di sicurezza cittadina che altrimenti rischia di essere un “prodotto di laboratorio”, l’espletamento burocratico di una norma con la conseguenza, alla fine, di rimanere sconosciuto ai più e perciò privo di efficacia al momento del bisogno. Se domandassimo a qualsiasi nostro concittadino cosa sia prescritto di fare dal vigente Piano di protezione civile della città  nel caso malaugurato di una violenta scossa sismica (o anche di un incendio o una “bomba d’acqua”) ma, ancora di più, su quali siano i comportamenti virtuosi da tenere ordinariamente per ridurre il pericolo ( a cominciare dagli interventi edilizi), c’è da scommettere che in pochi saprebbero rispondere. La prevenzione comincia dall’informazione e dalla formazione.

Abbiano chiesto ad Alessandro Coppola di prestare il suo post al nostro blog, ci ha autorizzato con prontezza e perciò lo ringraziamo. Leggetelo e commentatelo, ospiteremo i vostri interventi.

http://www.glistatigenerali.com/p-a_territorio-ambiente/la-prima-cosa-da-ricostruire-e-lazione-pubblica/

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