Lotta alla povertà ad Alatri. Con quali risultati?

Il comune annuncia il varo di un nuovo istituto di contrasto alla povertà. Ma ancora non ci è stato detto quali sono stati i risultati ottenuti finora con gli “strumenti” precedenti. Chiediamo un puntuale rendiconto, per capire se le famiglie beneficiate abbiano superato le condizioni che ne avevano determinato lo stato di bisogno; insomma, vogliamo sapere se le risorse impiegate nelle politiche sociali locali siano state bene investite e gestite. La povertà non è mai una colpa, evitiamo che sia considerata uno stratagemma per perpetrare abusi. 

@TarcisioTarquini

Un comunicato dell’amministrazione comunale, accompagnato dalle dichiarazioni del sindaco Morini e del vice sindaco Di Fabio, ci informa che anche ad Alatri sta per debuttare il Sia (sostegno di inclusione attiva), la più recente misura nazionale di contrasto alla povertà. Si tratta di un istituto che ricalca lo già sperimentato reddito minimo di inserimento e che, come questo, prevede un’erogazione monetaria destinata alle famiglie (quindi variabile, a seconda del numero dei componenti), con presenza – questa è una novità che rende lo strumento non ancora universale – di minori, disabili o una donna incinta, al di sotto di una certa soglia di reddito (misurato con l’Isee e valutato dall’Inps).

vita ristretta bis

Il sussidio – spiega la nota comunale – sarà caricato su una carta rilasciata da Poste italiane che servirà per acquisti in tutti gli esercizi dotati del servizio mastercard e per il pagamento delle bollette di luce e gas. La condizione per giovarsi del Sia, però, è la partecipazione a un progetto di attivazione lavorativa, curato dalle reti dei servizi sociali locali. Il punto (vedi anche il mio post di “dettagli a parte”) è proprio questo: il Sia è una misura che può funzionare dove queste reti esistono, sono attive e articolate – altrimenti il tutto si risolve con la concessione di un po’ di soldi (sempre utili, comunque, a chi si trova in stato di bisogno) che, una volta esaurito il tempo di godimento del beneficio, lasciano le cose esattamente come erano prima, rischiando di determinare non il superamento della povertà ma la sua cronicizzazione.

Il vice sindaco, assessore ai servizi sociali, ricorda esperimenti innovativi di sostegno economico già condotti dal comune. Cogliamo perciò l’occasione dell’arrivo di questo nuovo istituto di politica sociale per chiedere che egli faccia un puntuale rendiconto al consiglio comunale e alla città delle esperienze passate, con informazioni che, oltre a spiegare la gestione dei fondi (dove è dipesa direttamente dall’ente o dal distretto, ma anche quando sia avvenuta attraverso altri soggetti), ci illustri quali risultati si siano prodotti, chi ne siano stati i beneficiari e quante famiglie siano uscite dalla povertà o ne abbiano almeno realizzato le premesse. Capire i punti di forza dell’azione sociale fin qui condotta e individuarne i punti di crisi, offrire alla discussione pubblica i dati rilevati sono atti necessari non solo per dare sostanza alla trasparenza delle politiche pubbliche ma anche per evitare che ci si incancrenisca sugli errori eventualmente compiuti, il cui più certo e maggiore effetto consiste sempre nel suscitare speranze destinate ad essere disattese con le conseguenti, catastrofiche, frustrazioni.

La povertà non è mai una colpa: la chiarezza sulle misure per contrastarla, sulla “meritevolezza” dei beneficiari, sui benefici da questi ottenuti, impediscono che come tale essa sia percepita dalla comunità e considerata espediente per un abuso piuttosto che condizione dalla quale riscattarsi con l’aiuto di tutti.

vecchie e nuove povertà

 

Nelle foto, i miei tre libri su povertà e politiche sociali.

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