Il trasferimento di un’azienda, come la multinazionale giapponese, non può essere archiviato frettolosamente, come si trattasse di normale amministrazione. Le cause di questo abbandono hanno una lontana origine, ma un sindaco oculato avrebbe affrontato subito il problema di un nuovo Piano Regolatore Generale, che serve a tutti e non solo alle industrie che stanno ancora sul nostro territorio. Le responsabilità nei confronti dei giovani.
@FrancescoGneo
Il territorio di Alatri è sicuramente ricco di storia e di possibilità di sviluppo, cercando di dare vita ad un circuito turistico di rilievo che possa dare al paese nuova linfa vitale. Limitarsi però al solo sviluppo dell’indotto turistico – commerciale del territorio, sicuramente, è una visione miope e limitata. In un’epoca in cui stiamo pagando a caro prezzo gli errori commessi nel passato, non possiamo permettere che gli stessi errori vengano riproposti di nuovo. Per questo credo fortemente che, un paese come Alatri, debba puntare si fortemente sulla cultura e sulla sua storia, senza però rinunciare a possibilità di sviluppo di attività, come quella industriale, che da troppi anni, anzi oserei dire decenni, non trova più, da parte degli amministratori, una degna attenzione.
La nostra città non può permettersi di non tenere in considerazione quanto l’economia in questo periodo tormentato ci ha insegnato, poiché va bene investire, ma lo si deve fare diversificando i propri investimenti, poiché una diversificazione ponderata e mirata fa si che, anche in momenti di flessione della redditività di un determinato settore economico, quest’ultima possa essere superata minimizzando i traumi. Punto fondamentale quindi sarebbe quello d’investire e proteggere quelli che ormai sono solo sporadici poli produttivi che risiedono nel nostro territorio, cercando, magari, di predisporre delle misure amministrativo – burocratiche adeguate per rendere il territorio di Alatri appetibile sia per le società che qui operano sia quelle in cerca di un luogo dove concentrare il proprio centro di produzione
Per questi motivi, ritengo che il trasferimento del polo produttivo della Omron da Alatri a Frosinone sia una sconfitta non solo per i lavoratori della multinazionale, ma soprattutto per le nuove generazioni di Alatri, che si vedono private di una possibilità lavorativa e risorsa economica importante, che per anni ha creato un volano economico non indifferente nella zona industriale alatrense.
Ormai il trasferimento è ufficiale, ma archiviare l’accaduto semplicemente affermando che si è trattato di una mera decisione imprenditoriale e di politica commerciale della dirigenza della società è probabilmente la sconfitta più grande che il nostro paese possa registrare. Questo perché, essendo vero che comunque l’amministrazione comunale della nostra città non ha poteri diretti nella specifica materia, è altrettanto vero che una amministrazione, attenta e pronta a reagire a determinate criticità, possa assumere diverse iniziative.
Così non è stato e questa inerzia, perciò, fa ricadere in capo alla giunta cittadina molte colpe; parliamo delle amministrazioni presenti e di quelle passate, perché quando, anni fa, ci si trovò di fronte ai prodromi dell’intenzione, concretizzatasi oggi, di abbandonare il complesso industriale, si sarebbe dovuto tentare di costituire un tavolo di lavoro composto da esperti coinvolgendo i dirigenti del polo Omron di Alatri per capire se fosse possibile mantenere qui la produzione o al massimo spostarla in un sito migliore, sempre all’interno del nostro territorio.
I sindaci che si sono avvicendati nel tempo avrebbero dovuto affrontare senza reticenze la questione del Piano Regolatore, la cui redazione sarebbe servita non solo a favorire la localizzazione di un’area industriale con servizi ed infrastrutture per lo sviluppo di un polo industriale e artigianale degno di questo nome, ma sarebbe servito a potenziare tutte le altre attività economiche, potenziandone la produttività e/o ricettività (come ad esempio: commercio, agricoltura, allevamento, turismo). Un nuovo piano regolatore di Alatri è perciò uno strumento del quale oggi si sente più che mai il bisogno, nonostante il sindaco si ostini ancora a negare questa evidenza.
Ma l’inoperosità di questa amministrazione è data anche dal fatto che essa nemmeno tenta di trovare risorse economiche aggiuntive a quelle pubbliche, sempre più risicate, con strumenti (come il project financing) utili a finanziare investimenti per la realizzazione di infrastrutture, come ad esempio una uscita dalla superstrada dedicata a servizio degli autotrasportatori per la zona industriale, oppure l’ampliamento delle sedi stradali in una determinata zona così da facilitare il transito dei mezzi pesanti, e così a seguire.
Questa mia analisi libera di questo avvenimento duro per l’economia cittadina, però, ha un solo scopo, quello di stimolare le persone ed i cittadini alatrensi a non farsi abbindolare da quelle persone che tendono a declassare argomenti politico – amministrativi dicendo: non è di mia competenza, non ho mezzi per poter evitare una determinata cosa ecc.. Un buon amministratore ha l’onere e l’onore di difendere la propria comunità anche e soprattutto oltre le proprie competenze, proprio perché se questa stessa collettività lo ha eletto come proprio rappresentate vuol dire che essa si aspetta che quel determinato amministratore faccia gli interessi delle persone appartenenti alla sua città, senza rifugiarsi dietro il paravento delle competenze che non ci sarebbero o non permetterebbero di intervenire (limiti che sono spesso solo frutto di pigrizia amministrativa).
Invito quindi sia amministratori che cittadini a riflettere seriamente su quali siano stati i fattori che hanno portato all’allontanamento della Omron dal comune di Alatri, incoraggiando ad attivare quelle misure adeguate perché casi simili non si ripetano più in futuro, e che anzi le società multinazionali che oggi se ne vanno tornino a vedere da noi un territorio adatto a ospitare un rinnovato polo produttivo.