Novità “agghiacciandi” dal Consiglio comunale di Alatri

 

Un presidente del Consiglio comunale di cui non si dice il nome e al quale il sindaco attribuisce, nonostante la sua funzione “neutra”, una delega operativa rendendolo così un suo subordinato. Consiglieri comunali “todos caballeros” con il risultato di snaturare il ruolo dell’assemblea. Fermatevi! E’ necessario rimettere a posto le cose da subito prima di danni irreparabili.

@Tarcisio Tarquini

Le sorprese del consiglio comunale di Alatri non finiscono mai. La prima, da cui ci siamo appena ripresi, è stata quella riguardante l’elezione del presidente dell’assemblea, ad avvio della quale il sindaco, trincerandosi dietro l’affermazione lapalissiana che il “voto è segreto”, si è rifiutato di comunicare ai consiglieri il nome del candidato della maggioranza. A nulla è valso ribattere che ad essere segreto è appunto il voto non l’indicazione del candidato e che la procedura del voto al buio (il cui unico precedente significativo, credo, si riscontri solo nel Conclave per l’elezione del papa – ma lì, si sa, interviene a illuminare i votanti un’ Entità che sta più in alto) è una novità assoluta, che diventerà memorabile negli annali della nostra storia cittadina. Non abbiamo avuto risposta e così che il candidato fosse l’uscente presidente del consiglio, il consigliere Fausto Lisi, lo abbiamo appreso solo ad esito del voto, restando tutti, almeno noi consiglieri di opposizione, con il dubbio su cosa ci sarebbe stato di tanto sconveniente o pericoloso nell’informarci prima.

Adesso, però, alla prima sorpresa se ne aggiunge una ancora più grande, della quale la stampa aveva dato un’anticipazione e che oggi trova conferma nelle parole stesse di Lisi, in un’intervista che compare stamattina (3 luglio) sul quotidiano “Ciociaria Oggi”.

Lisi, infatti, rispondendo a una domanda dell’intervistatore, conferma di aver ricevuto dal sindaco la delega ad occuparsi del centro storico di Alatri e preannuncia “cose carine” per lo stesso.

In attesa di verificare con i fatti quali “carinerie” si preparino per il nostro trascurato centro storico, solleviamo un problema istituzionale enorme come una casa, e cioè la palese illegittimità di una delega operativa (come anche di qualsiasi altra delega di governo) conferita al presidente del consiglio comunale che è – lo dicono lo Statuto e il Regolamento del Consiglio comunale stesso, ma basterebbe la sensibilità istituzionale – una figura “neutra”, che “rappresenta l’intero consiglio comunale, anche all’esterno, ne tutela l’autonomia e la dignità ed assicura l’esercizio delle funzioni allo stesso attribuite dalla legge e dallo statuto” (art. 7 del Regolamento). Queste prerogative escludono che il presidente del Consiglio possa essere subordinato al sindaco e assumere compiti diversi dalla funzione per la quale è stato eletto (per esemplificare: è come se al presidente della camera venisse assegnata, dal presidente del consiglio, la delega di seguire la valorizzazione dei beni archeologici italiani), dal momento che dall’atto stesso della nomina egli cessa di essere espressione della maggioranza ma diventa rappresentante di tutti.

Ci troviamo di fronte a una questione che tocca il Consiglio comunale in quanto tale e non può e non deve essere lasciata passare. Non si sarebbe nemmeno dovuta proporre, ma evidentemente la sottovalutazione di ogni regola di garanzia è una costante della maggioranza che, del resto, di questa sottovalutazione, lasciando trapelare a più riprese insofferenza e fastidio, ha dato ampia prova nella prima seduta consiliare.  

In questa stessa serie di atti impropri o addirittura lesivi del Consiglio comunale e della sua funzione, deve essere annoverata anche la decisione del sindaco (non comunicata al Consiglio, ma appresa dalla stampa) di assegnare a tutti i consiglieri comunali della maggioranza deleghe operative nei diversi settori. Siamo abbastanza adulti (anche politicamente) per capire che si tratta di contentini attribuiti per sedare eventuali contenziosi tra i consiglieri stessi e per placare ambizioni rimaste inappagate, ma anche in questo caso l’effetto che si determina è lo stravolgimento del ruolo del Consiglio comunale e dei consiglieri che, come stabiliscono le leggi e i regolamenti, è quello di controllo e indirizzo programmatico; un ruolo che viene di fatto menomato e sviato se i consiglieri (nel nostro caso la maggior parte) vengono chiamati individualmente a svolgere funzioni delegate di governo dell’amministrazione o di settori della stessa.

Siamo appena all’inizio del cammino. C’è modo dunque di intervenire prima che danni irreparabili siano procurati all’istituzione locale affermandone una visione “proprietaria” che nessuno è disposto a tollerare o subire. Fausto Lisi scelga se continuare a fare il presidente del consiglio o il consigliere delegato. Se non sceglie, sarò costretto a chiedere io ufficialmente le sue dimissioni da presidente, non potendo imporgli di rinunciare a una delega che non io ma il sindaco gli ha assegnato. Il sindaco, da parte sua, revochi le deleghe di governo attribuite ai consiglieri o le riconduca nell’ambito di quanto dettato dallo Statuto che, certo, le prevede ma con mandati specifici e temporalmente limitati (art. 15, comma 6).

Insomma, rimettiamo le cose a posto da subito e correggiamo il metodo, perché un metodo sbagliato dà inevitabilmente risultati sbagliati e di sbagli, finora, ne sono stati commessi davvero  troppi. (3 luglio 2016).

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