Sui doveri e la condizione giuridica del Sindaco Morini

Intervento al Consiglio comunale del 1 luglio 2016. “Sono costretto a sollevare una questione che  riguarda il Sindaco e che avrei preferito non sollevare se da parte sua ci fossero state risposte e comportamenti chiari nel momento in cui il problema è stato sollevato da me e da altri, sia pure con toni diversi, nel corso della recente campagna elettorale”

@TarcisioTarquini

Signor Sindaco,

mi sarebbe piaciuto che questa seduta del Consiglio comunale appena rinnovato – nel quale rientro dopo  oltre venti anni –  potesse esaurirsi nel giusto scambio di complimenti per il mandato che le è stato rinnovato e di buon lavoro per tutti i colleghi consiglieri e consigliere che si apprestano ad affrontare i tanti problemi della nostra città, sapendo che non c’è tempo da perdere e il lavoro da svolgere, possibilmente in modo concorde, è impegnativo.

Sono costretto, però, a sollevare una questione che la riguarda e che avrei preferito non sollevare se da parte sua ci fossero state risposte e comportamenti chiari nel momento in cui il problema è stato sollevato da me e da altri, sia pure con toni diversi, nel corso della recente campagna elettorale.

Mi riferisco alla questione che è assimilabile, forse è addirittura una premessa a quella dell’incompatibilità definita nell’articolo 63 del Testo Unico degli enti locali, e che riguarda “i doveri e la condizione giuridica” degli amministratori così come vengono descritti nell’articolo 78 del Testo unico degli enti locali e, particolarmente per quel che riguarda lei, dal comma 3 dell’articolo 78.

Questo comma dice testualmente: “I componenti la giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato”.

La mia prima domanda è se lei e gli assessori della sua Giunta possono affermare con serenità di osservare questa norma, se lo hanno fatto nel passato – quelli di loro che sono già stati assessori – e se hanno intenzione  – e con quali atti intendono provarlo – di volerlo fare per il futuro.

Non intendo addentrarmi in una discussione di profilo giuridico, anche se la documentazione che ho acquisito mi ha permesso di maturare nel merito un parere che ritengo giuridicamente fondato; intendo restare, piuttosto, alla finalità espressa dalla legge, che vuole evitare che si determinino per gli amministratori condizioni che contraddicano i principi dell’imparzialità e di buona amministrazione e eliminino sul nascere la “possibilità dell’insorgere di un conflitto di interessi”. Tema che dovrebbe essere caro a tutti e particolarmente alla principale forza politica che l’ha sostenuta nella appena passata campagna elettorale.

È evidente che il punto che mi interessa di più è proprio l’aspetto politico. Quello di come il comune, nella sua attività, non crei disparità o danno a i suoi cittadini o ad alcune categorie professionali. E nello stesso tempo che chi esercita un incarico pubblico possa creare, volente o nolente, una situazione di condizionamento dei cittadini amministrati traendone un vantaggio di ordine professionale. Per questo, l’aspetto politico conta quanto il profilo giuridico, e sull’uno e l’altro debbono essere dette parole chiare e, mi auguro, definitive.

Ho la certezza che questo problema le sia ben presente e lo capisco – se corrispondono al vero le anticipazioni lette sulla stampa –  dalle scelte relative all’assegnazione delle deleghe assessorili che, rispetto alla passata Giunta, vedono la delega all’urbanistica non assegnata, e perciò esercitata direttamente da lei, e il vecchio assessore all’urbanistica trasferito ad occuparsi di patrimonio e d’altro.

In questo modo mi pare che lei abbia voluto dare una risposta, assolutamente insoddisfacente, o addirittura tentare di eludere il problema posto dalla legge. Sembra quasi che lei abbia voluto dire: il comma 3 parla di componenti la Giunta comunale e non parla esplicitamente di Sindaco e perciò il Sindaco è sottratto all’obbligo. Ma sa bene che la norma non può intendersi in tale modo limitativo, poiché il sindaco è il depositario di tutte le deleghe, presiede ed è parte integrante della Giunta – come spiega l’articolo 47 del TUEL – e sarebbe un’interpretazione illogica sostenere che il comma 3 non si riferisca, nel nostro caso,  anche a lei, direi prima di tutti a lei e dopo agli altri che da lei ricevono una delega.

Ma anche a volerla intendere diversamente, a significare che il tema non può essere facilmente eluso, c’è un parere del Ministero dell’Interno del 2014 – che afferma la necessità della delega per superare la condizione di possibile conflitto di interesse.

Torno perciò a chiederle: come intende comportarsi, quali atti efficaci intende compiere, per adeguarsi alla norma? Insisto sul punto perché quanto è accaduto nel suo precedente quinquennio di governo non è a mio giudizio rassicurante.

Le pongo perciò una seconda domanda: lei ha già assicurato il Consiglio comunale eletto cinque anni fa di voler comportarsi in modo che potessero determinarsi le condizioni vietate dalla legge, che avrebbero determinato un’evidente, anche se successiva, “incompatibilità”. Eppure, se ci limitiamo a prendere atto di quanto dichiarato in un documento ufficiale da lei sottoscritto, e cioè il suo curriculum” professionale pubblicato nell’albo web del comune, risulta che nel 2014 lei svolgeva funzioni di progettista e direttore dei lavori di diverse parrocchie e case parrocchiali ubicate nel territorio comunale. Circostanza, peraltro, da lei confermata nel corso di un dibattito televisivo a cui io ero presente e nel quale, sollecitato non da me ma da un altro, più esuberante, candidato lei affermò di aver svolto il ruolo di direttore dei lavori “quasi gratuitamente” per la costruzione della Chiesa di San Valentino a Monte San Marino.

Questi dati di fatto – è la mia domanda – sono reali? E secondo lei, se sono veri, non confermano che lei non si è astenuto “dall’esercitate attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio” da lei amministrato.

E le chiedo ancora, direttamente e chiedendole la risposta semplice di un Si o di un No: ci sono negli uffici del comune pratiche edilizie che riguardano il nostro territorio o cittadini residenti nel territorio da lei amministrato riconducibili a lei direttamente o indirettamente, e cioè svolte da professionisti che con lei hanno rapporti di collaborazione?

Ha già avuto modo di replicare alla denuncia, fatta dall’avvocato Pavia, l’ultimo giorno della campagna elettorale con la quale l’avvocato stesso ha rivelato che gran parte delle 250 pratiche relative al piano casa sono riconducibili al suo studio?

Chiedo, invece, al segretario comunale – non saprei a chi altri chiedere in questa sede – “i casi accertati, perché direttamente citati dal sindaco nel suo curriculum, sono tali da configurare il mancato rispetto dell’obbligo di astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio di Alatri?”.

E, nella sua qualità, di segretario comunale, capo della struttura burocratica del comune, ha avuto modo di accertare se nell’ufficio tecnico comunale sono depositate ed espletate pratiche riconducibili allo studio Morini?

Anche qui mi accontento di un Si o un No per risposta. E se invece la risposta fosse un “non so”, le domando ancora: lei può presentare al Consiglio Comunale, nel tempo più breve, una relazione che risponda, con atti e documenti, all’interrogativo da me posto?

In assenza di questo, e per le ragioni esposte, non avendo altro modo per segnalare il mio dissenso sulla sottovalutazione che viene dimostrata per una questione che a mio avviso è invece molto importante dal punto di visto sia formale che sostanziale,  sono costretto a dichiarare la mia non partecipazione alla votazione sulla non esistenza di cause di incompatibilità del Sindaco. Con rammarico ma con decisione.

 

2 pensieri riguardo “Sui doveri e la condizione giuridica del Sindaco Morini

  1. Intervento impeccabile. Le risposte da parte del Sindaco sono doverose. In mancanza di esse, è altrettanto doverosa una segnalazione alla Procura della Repubblica da parte dei cittadini di Alatri.

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