Chiarezza sul contratto di quartiere di Civette e Piagge

Un “contratto di quartiere”, riguardante Piagge e Civette, approvato e finanziato dieci anni fa, con oltre 7 milioni e mezzo di euro, non è ancora partito. Adesso l’amministrazione annuncia la svolta. Ma lo scetticismo è comprensibile, perché fino ad oggi questo tipo di annuncio è stato dato troppe volte. Frosinone e Sora hanno invece completato, o quasi, la realizzazione dei loro “programmi” e sono state premiate con altri finanziamenti. Chiediamo, come cittadini, un “rendiconto” serio di tutta questa vicenda, che è costata molto ad Alatri.

@TarcisioTarquini

Continua a restare avvolta nel mistero la sorte del contratto di quartiere delle Piagge e di Civette. Qualche settimana fa, a dire il vero, sui giornali è comparsa la notizia che si era arrivati finalmente alla svolta e che presto la vicenda avrebbe trovato una sua conclusione. Una vicenda – bisogna ricordarlo – che dura da ben tredici anni, se ci si riferisce all’inizio della progettazione, e dieci se si guarda al momento in cui il programma (detto “complesso”, ma qualcuno deve aver equivocato o preso troppo alla lettera l’aggettivo) venne approvato e finanziato dal ministero delle infrastrutture per la bellezza di 7 milioni e mezzo di euro.

Non sono perciò questioni da poco o su cui mettere il silenziatore, sia il ritardo accumulato nel passato sia il tuttora mancato impiego del finanziamento accordato. E non solo per la notevole cifra rimasta inutilizzata, che, se adoperata con tempestività, avrebbe potuto dar fiato, nel momento più duro, a un’economia come la nostra legata a filo doppio con il settore (mai sofferente come oggi) dell’edilizia. Ma anche per il vasto indotto che questo tipo di investimento avrebbe potuto determinare, offrendo opportunità e strumenti per rilanciare attività commerciali e artigianali, assicurare posti di lavoro, ricreare condizioni di vivibilità in parti della città scivolate nel degrado.

Sui giornali, dunque, è stato annunciato che, sebbene con un ritardo tanto sconcertante e grave da dover essere spiegato per filo e per segno (è quello che chiediamo, come cittadini), il “programma” starebbe ormai per decollare. Aspettiamo la fine del conto alla rovescia. Al segnale di partenza alzeremo, con animo finalmente rasserenato, i calici del brindisi d’obbligo. Lo scetticismo, però, è comprensibile, visto che annunci simili hanno riempito le cronache dei giornali degli anni passati e oggi siamo ancora al punto di partenza, o forse qualche passo più indietro.

Lo dicono la storia di questo“contratto” e le vicissitudini “oscure” che ne hanno segnato la lunga gestazione. Tutto iniziò, come abbiamo detto negli anni tra il 2003 e 2004 (il sindaco era Morini, lo stesso di oggi, ma l’assessore all’urbanistica era diverso) quando vennero mossi i primi passi “progettuali”, che trovarono il loro felice approdo nel 2005, allorché il ministero competente approvò il “contratto” di quartiere di Alatri. Esso prevedeva una serie di interventi di riqualificazione  abitativa e urbanistica in due aree nevralgiche della nostra città, e cioè nella zona più vecchia del centro storico e in quella verso cui, soprattutto nei decenni sessanta – settanta del secolo scorso si erano concentrati gli insediamenti di edilizia economica e popolare, eletti a nuova meta dagli abitanti fuggiti dal centro storico, in particolare proprio dai residenti della sua parte più antica.

Contratto di quartiere II  2

L’importo riconosciuto, pari a 7 milioni 543 mila 801 euro (tutti a fondo perduto e senza necessità di cofinanziamento da parte del comune) sarebbe transitato, sulla base di una convenzione stipulata tra le parti, attraverso la Regione Lazio che li avrebbe dovuti erogare (obbligatoriamente) al comune. Non tutti, perché una quota consistente (circa 3,5 milioni di euro) sarebbe stata gestita, invece, direttamente dall’Ater (lo stabilì un’ulteriore convenzione, stipulata questa volta dal successore del sindaco Morini e cioè il sindaco Magliocca), essendo destinata alla ristrutturazione di cinque palazzine delle Civette di proprietà dell’Ater stessa.

Per quello stesso “programma complesso” vennero finanziati, insieme con quello di Alatri, i programmi presentati dai comuni di Frosinone e Sora, che al contrario di quanto accaduto da noi sono poi stati avviati a realizzazione e hanno potuto, per questo, giovarsi di ulteriori finanziamenti, l’ultimo dei quali risalente a neppure un mese fa, quando una determina della Regione Lazio ha provveduto ad erogare alle amministrazioni di quelle città le somme necessarie per portare a compimento il lavoro intrapreso.

Frosinone e Sora, dunque, partite dallo stesso punto dal quale è partita Alatri sono arrivate alla fine del percorso e hanno riqualificato le zone che avevano inserito nei loro  programmi, Alatri non si è mossa neppure di un centimetro: buio completo, se si eccettuano le sfavillanti e ripetute dichiarazioni alla stampa di cui sono stati ben prodighi gli amministratori, di segno opposto, che si sono avvicendati al governo del comune nel corso di questi tredici anni.

Ci sono due domande alle quali tali amministratori debbono rispondere: “quali sono o sono state le ragioni vere del ritardo” e “quando e a che condizioni la Regione erogherà i fondi destinati alla nostra città”.

La prima serve per chiarire le responsabilità, le eventuali omissioni, gli evidenti errori compiuti in modo da trarne insegnamento e non ripeterli. La seconda serve per capire quando questa telenovela, ridicola e dannosa al tempo stesso, potrà considerarsi davvero finita, e ancor di più se è davvero finita.

Sarebbe curioso se il primo e forse unico esempio nostrano di “progettazione partecipata” (cioè di progetti che hanno tradotto in proposta fattibile i pareri dei cittadini chiamati a portare il loro contributo di idee) non venisse rendicontato agli stessi cittadini “progettisti”. E, magari, con il passare del tempo, fosse stato ridotto, senza che noi ce ne accorgessimo, a fungere da moneta spendibile in qualche – ripetiamo, a noi ignoto – gioco politico.

 

 

 

 

 

 

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Un pensiero riguardo “Chiarezza sul contratto di quartiere di Civette e Piagge

  1. che il contratto di quartiere sia necessario nessuno lo mette in dubbio ma mi auguro che qualcuno controlli che non si facciano danni a proprietà e cose perché già quando inizio il contratto qualcosa non venne valutato adeguatamente anche se l’amministrazione di all’ora con molto rispetto e buon senso tenne conto dei proprietari dei terreni e un accordo si trovo lo spero anche adesso altrimenti ci troveremo a fare muro contro muro e la cosa non e piacevole buttare denaro dei cittadini.

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