#Lontano dagli occhi, vicino al cuore

di @PaolaRolletta

Le premesse ci sono tutte già nel nome discorsoincomune. Mi piace l’idea del blog, mi piace la condivisione e mi piace soprattutto l’idea che si possa fare teorie e pratiche di partecipazione, al di là dell’approssimarsi delle elezioni amministrative.

Lontano dagli occhi, vicino al cuore. Sono cittadina di Alatri, per affetto. Mi spiego. Vivo in Mozambico e sto ad Alatri  a intermittenza. Qualcuno dirà, troppo poco per conoscere a fondo la realtà della città. Dico io,  molto per vedere le cose in modo meno offuscato dall’abitudine e dalla consuetudine. Da lontano si vedono addirittura meglio le potenzialità della città, oggi  poco sfruttate, addirittura soffocate.

Alatri è una bellissima città, con caratteristiche uniche. Ma queste caratteristiche meravigliose, aggettivo sul quale tutti sono d’accordo (se non addirittura si rifanno la bocca!), sono praticamente sconosciute al mondo. Quando ho portato alcuni colleghi stranieri (sono giornalista) a visitare la città, sono rimasti a bocca aperta, emozionati. “Come è possibile che non conoscevamo queste meraviglie?” Si riferivano all’Acropoli, al Cristo nel Labirinto, al mantello di San Francesco, ai vicoli, ai grigi delle pietre… Tutti monumenti e oggetti d’arte (e di religione) di cui nessuno sa nulla. Neanche a Roma. Che cosa potevo rispondere quando mi veniva detto, “Puntiamo soprattutto sui turisti romani”. Insomma, Alatri, città fuori porta della capitale, come negli appunti sul turismo dell’Ottocento…

L’impressione che ne ho ricavato è stata la bassezza dello sguardo rispetto ad Alatri. Una specie di complesso di inferiorità rispetto ad altre realtà. Mi è sembrato di capire che Roma fosse il  faro da seguire, come se il mondo intero si limitasse a Roma.

Quando poi qualcuno dei miei colleghi si è voluto fermare a dormire, la sorpresa è stata amara: poche offerte, molto “caserecce”, per turisti. “Ma come si fa a dire che Alatri è una città turistica se l’offerta è poca e di livello così basso?” Che potevo rispondere? Avevano ragione. La risposta che avevano ricevuto dagli alatresi interpellati era che potevano andare a dormire a Fiuggi… Mi è stato chiaro, a quel punto, che Alatri è stata lasciata  dormire sugli allori di un passato altrui. Insomma,  il senso comune era di costringerla a vivere di luce riflessa anche nella decadenza. Come se quella luce fosse appartenuta alla città e si fosse spenta prima ancora di essere stata accesa.

Eppure, dai ricordi e dalle letture – Alatri, città di cultura, Ignazio Danti, Liceo Conti Gentili, Cesare Zavattini, Luigi Pirandello, Giuseppe Capone , Stéphane Grappelli, le processioni popolari, le olive, i broccoletti, i maritozzi con la panna, ecc –  non doveva essere così. E invece, era ed è così. Sconnessa. Astorica.

Avevo messo cuore e testa per far conoscere questa bellezza che abbiamo ereditato, ma ho sbattuto la faccia contro un muro di mediocrità.  Non c’era un po’ di creatività, di leggerezza, di orgoglio nelle risposte ma sì un misto di deferenza e di dileggio, come di chi della città presente non ha alcun merito.

Anche se lontana, voglio dare il mio contributo,  partecipare al discorsoincomune.

Un pensiero riguardo “#Lontano dagli occhi, vicino al cuore

  1. Che dire, finalmente qualcuno gliele canta a dovere, lei da giornalista ha fatto le giuste osservazioni, io da semplice cittadina, sposata ad Alatri da 26 anni,forse proprio perché provengo da un’altra realtà ho notato subito queste cose, il disinteresse per la propria città. L’interesse degli alatresi si mostra solamente in determinati periodi dell’anno e in campagna elettorale.
    Come se per tutto l’anno esistesse solamente S.Sisto o il Venerdì Santo, la Madonna della Libera che è gemellata con altre città importanti quali Pietrelcina, Rodi Garganico e altre, è stato talmente trascurato il tutto che sembra quasi che le poche persone che cercano ancora di portare avanti delle iniziative diano veramente fastidio. Abbiamo un miracolo eucaristico, una beata e sembra proprio che non interessi a nessuno! Sono 26 Anni che ripeto le stesse cose e che faccio le mie osservazioni a chi di dovere compresi i semplici cittadini, perché come più di qualche volta ho detto, se ognuno di noi nel proprio piccolo si rimboccasse le maniche per dar lustro alla città invece di criticare e mettere il bastone tra le ruote a chi ha voglia di fare, forse le cose andrebbero meglio. Anni fa quando Antonello Iannarilli stava appena entrando in politica gli dissi che per le strade di Alatri si sentiva puzza di carogna, lui neanche capì la mia battuta, dovetti spiegargli che la puzza di carogna era dovuta al fatto che Alatri stava andando in putrefazione! Si mise a ridere e ciò mi urtò maggiormente e gli dissi che invece di ridere sarebbe dovuto intervenire per salvare la città che d’altronde era la sua e non la mia. Mi scuso per essermi dilungata, ma sono tanto arrabbiata e delusa, non sono di Alatri ma la amo dal primo momento che l’ho vista in lontananza, la definii “quel paese con la chiesetta sul cucuzzolo” senza sapere che si trattasse di una cattedrale”. Grazie per ciò che ha scritto. Irene Zoccheddu.

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